Finisce al mercato del pesce di Milano, la piazza in assoluto più importante in Italia, almeno il 10 per cento del pescato in arrivo da Imperia. La vendita del meglio di pesce spada, acciughe, naselli, gamberi e triglie pescata dalle motobarche imperiesi va in scena nell’enorme palcoscenico ittico di via Cesare Lombroso.
Qui, dalle 4 del mattino, si affollano 1500 lavoratori. Si paga con un sistema innovativo di assoluta trasparenza per cui se qualcuno è in ritardo coi propri impegni di pagamento, lo vengono a sapere in tempo reale tutti quanti i tesserati.
Le contrattazioni al mercato ittico milanese fruttano ricavi ai tornitori imperiesi per almeno 100 mila euro l’anno. Complessivamente a Imperia il settore ittico movimenta 127 tonnellate di pesce per un giro d’affari annuo di poco superiore al milione di euro. «Certamente sono cifre non paragonabili a quelle di trent’anni fa” – fanno sapere alla rivendita all’ingrosso Durante, a Calata Cuneo, storico punto di riferimento per pescatori, ristoratori, mediatori SO.GE.M.I. SPA in genere. All’epoca c’era in attività una quindicina di pescherecci, quasi tutti di grossono passati da un pezzo. I pescatori onegliesi lamentano regole europee sempre più penalizzanti e anche la fauna marina si è notevolmente ridotta a causa dell’inquinamento e di sistemi di cattura usati dalla concorrenza straniera eccessivamente invasivi. Se si continua di questo passo, ritengono gli operatori del settore, potrebbe scomparire per sempre lo spettacolo dei camion frigo che col buio partono da Oneglia alla volta di Milano. Ma non solo Milano. Un altro dieci per cento del pescato è destinato alle tavole dei torinesi, altra piazza che assorbe l’eccellenza.
E il resto? «E’ smerciato in Liguria», ammette Maurizio Verrini, amministratore delegato dell’omonimo Gruppo Verrini, leader nella distribuzione e commercializzazione di prodotti ittici, sede legale a Genova e filiali a Sanremo e Ventimiglia. Particolare scientifico interessante: il pesce che da Imperia, così come da tutte le altre zone d’Italia, arriva sui banchi dei mercati di Milano e nel Piemonte subisce un accurato controllo da parte dei consulenti veterinari a caccia di parassiti come l’anisakis. Basta che si trovi solo un esemplare infetto che scatta immediato il ritiro di un intero lotto. Questo vale per tutto il pesce che viene esportato, a garanzia dei consumatori. L’anisakis è un parassita ematofago, cioè che si nutre di sangue, ed è pericoloso per la salute dell’uomo solo se ingerito con il pesce crudo o appena scottato.
Qualche numero:
1.000.000: Il giro d’affari nel settore della pesca a Imperia si aggira sul milione di euro annuo
127: Sono le tonnellate di pesce catturate nel 2018 dai pescatori onegliesi: ma si tratta di quantità sempre minori